giovedì 24 ottobre 2013

Zerocalcare - Dodici

Insomma, è bravo, questo famoso Zerocalcare?
Abbastanza. Il suo tratto è pulito, le sue pagine presentano il più delle volte un discreto ritmo, e in linea di massima la sua produzione riesce spesso a divertire. Il suo secondo lavoro Un polpo alla gola, aveva rivelato discrete doti di narratore, la capacità di inventare una storia originale e di saperla 'portare' al lettore con i tempi giusti, e il supporto di un registro agrodolce ben equilibrato. Resta, finora, il suo prodotto migliore.
Al contrario questo ultimo libro, Dodici, appare purtroppo come un lavoro mediocre, nel quale i difetti congeniti del marchio Zerocalcare emergono con prepotenza preoccupante.

giovedì 10 ottobre 2013

Eloy Morales (1973-...)

Presa nel suo complesso, la pittura iperrealista rivela spesso quel difetto di inconsistenza tematica che, fin dai tempi dell'Impressionismo francese, è comune a tutte quelle tendenze artistiche originatesi sostanzialmente da uno 'scarto' tecnico: esso appare innovativo e persino rivoluzionario al momento della sua nascita, ma alla lunga tende a ripiegarsi in un esercizio di virtuosismo fine a se stesso.
Eloy Morales, madrileno classe 1973, sfugge abilmente a questo pericolo. Ciò grazie a un repertorio di soggetti accuratamente selezionato, che incoraggia lo spettatore a oltrepassare il senso di meraviglia per la sua stupefacente tecnica pittorica, e a interrogarsi sul contenuto delle opere. Contenuto che non presenta, di per sé, nulla di particolarmente originale: si tratta in gran parte di ritratti para-fotografici di persone piuttosto comuni (sovente l'artista stesso), immortalati in primissimo piano. Le espressioni facciali sono altrettanto comuni: né sorrisi, né 'pose' artificiali, ma volti fermi o appena increspati, come quelli che si intravedono quotidianamente per la strada. In qualche occasione, soprattutto nel caso degli autoritratti, la faccia viene riprodotta come fosse ricoperta di colore, in una sorta di innocente gioco di scatole cinesi: se l'opera pittorica finge di essere una fotografia, la pittura si trasferisce fisicamente addosso al modello rappresentato.
Nonostante l'apparente semplicità, la soluzione funziona in modo egregio. Perché le qualità dei ritratti di Morales sono quelle tipiche dei migliori esponenti del genere, non importa di quale periodo storico, e non importa se in campo pittorico o fotografico: essi costringono l'osservatore a restituire lo sguardo insistente dei personaggi, a interrogarsi sui loro contenuti psicologici, a riconsiderare affinità e divergenze con il proprio vissuto. Il che è molto più di quanto parecchia 'arte contemporanea' sia in grado di fare.
 

martedì 1 ottobre 2013

Premessa # 3

In attesa di avviare a pieno regime le attività sul nuovo blog, La Città di Kitezh ha approfittato per dotarsi di una pagina Facebook e di un account Twitter specifici.
Al solito, commenti e critiche sono i benvenuti.
 

giovedì 1 agosto 2013

Premessa #2

Si discute qui di varie cose. Arte e letteratura fantastica, videogiochi, musica, attualità, cultura generale. Unico filo conduttore, il gusto personale del sottoscritto: ciò implicherà, tra le altre cose, anticlericalismo spinto. Uomo avvisato.

Per chi se lo domandasse: 'Kitezh' è ispirato all'opera di Nikolai Rimsky-Korsakov, La leggenda dell'invisibile città di Kitezh e la fanciulla Fevroniya, del 1907. Qui di seguito l'aria d'apertura.

Buona lettura.



mercoledì 2 gennaio 2013

Premessa

Non pensare che noi siamo morti;
noi siamo vivi:
La città di Kitezh non è caduta, ma è nascosta.
Noi siamo vivi in un luogo di tale abbondanza,
che la mente non può immaginare;
noi siamo fioriti come delle palme,
come gigli dal dolce profumo –
Noi ascoltiamo la dolcezza del canto
di Sirina e Alkonost
.

Vladimir Bel’skij (da L'Invisibile Città di Kitezh - Rimsky-Korsakov)